Una storia di cui andare fieri per l’Italia Intera

Una storia di orgoglio che parte dalla Calabria ma fa bene all'Italia intera.

Oggi ti racconto una storia di persone per bene e belle persone della mia amata Calabria, ma per farlo userò le parole del mio carissimo amico Dr.Gianfranco Scarfone, Ex. Funzionario ICQRF, e eroe Italiano.

 

Per farlo userò le parole tratte dal suo Libro “Frodi – Confessioni di un Repressore” , per il quale  noi lo stiamo supportando nella diffusione.

Credo che tutti dovremmo averne uno sul nostro piano cottura ogni giorno…

Ma adesso lascio la parola a Gianfranco e al suo racconto:

“Ciao, sono Gianfranco Scarfone Ex Funzionario dell’ICQRF e membro dei NOC, oggi ti racconto la storia “Dell’Oleificio Calabrese”

Buona lettura:

Tutto partì da una fattura di olio emessa da uno dei tanti produttori di olio presenti nella zona di Lamezia Terme.

Era un medico di famiglia, molto noto, per cui fu facile trovare il suo studio. Dopo le presentazioni di rito e le spiegazioni sul perché della nostra visita, gli fu richiesto di esibire tutte le documentazioni contabili relative alla sua produzione di olio.
Il dottore possedeva diversi uliveti nel territorio di Pianopoli, un paesino molto vicino al comune di Lamezia Terme, gestiti da un oleificio vicino alla sua proprietà che si occupava della raccolta e molitura delle olive; l’olio prodotto decurtato della quota parte necessaria al pagamento del servizio, veniva consegnato così al dottore.
Dall’esame del registro di carico e scarico degli oli, venne fuori che il dottore aveva prodotto 50 Quintali di olio extravergine di oliva ma ne aveva venduti 60 Quintali. Questo ci porto a mettere sotto verifica l’oleificio dove era avvenuta la molitura.

Il giorno successivo fu organizzata la visita presso l’oleificio. Le informazioni che avevamo raccolto, ci raccontavano di un luogo e di una proprietà tutt’altro che ospitale e giunti dinnanzi al cancello di ingresso fu chiaro cosa ci saremmo dovuti aspettare. Su un grosso cartello attaccato al cancello, infatti, capeggiava il classico avviso ” Attenti al cane” con l’immagine di un cane, a cui ne era affiancato un altro di fattura casalinga con la scritta “Attenti al padrone” accompagnata dal disegno di una pistola.

Dopo aver suonato diverse volte e a seguito di un’attesa durata diversi minuti, si presentò uno dei dipendenti dell’oleificio che ci disse che avrebbe provveduto a chiamare il titolare in quel momento non presente in azienda.

In breve tempo arrivò il titolare, in compagnia di due persone, che in seguito capimmo essere fratelli, i quali con modi insolenti, minacciosi e arroganti provavano a intimidirci.

Fu richiesta la possibilità di visionare la documentazione contabile relativa all’oleificio e ci fu detto che servivano alcuni giorni per recuperarla.

Insieme fissammo dunque la data in cui ci saremmo incontrati. Per ben tre giorni, la contabilità aziendale messa fu messa al setaccio; quando finalmente i controlli terminarono, ci recammo dal titolare, accompagnato sempre dai due fratelli, per comunicare la conclusione dei lavori.

“E il verbale non lo fate?” ci disse con il solito fare minaccioso uno dei fratelli.

Subito dopo ci disse di non andare via e di attendere l’arrivo del loro avvocato. al suo arrivo il tono della discussione si accese ulteriormente. Di fronte all’insistenza dell’avvocato che pretendeva l’emissione di un verbale da parte nostra, reagii con fermezza e vigore.

“Avvocato, mi dica l’articolo di legge che mi obbliga a fare il verbale!” dissi adeguando il mio tono di voce a quello alto del mio interlocutore.

“Farò un esposto alla procura!” replicò minaccioso l’avvocato.

“Vuole venire con noi ? Stiamo andando proprio là!” gridai voltando le spalle e guadagnando l’uscita.

Arrivati in Procura, il sostituto Procuratore, informato dell’accaduto, essendo i soggetti a lui noti, ci esortò a proseguire la nostra indagine informandoci che si sarebbe preoccupato personalmente di fare conoscere all’avvocato dell’azienda alcune leggi e regolamenti che probabilmente gli sfuggivano.

Così le settimane successive furono dedicate ai controlli incrociati sulle fatture emesse. Dopo un mese giungemmo al verdetto: alcune fatture erano in parte vere ma modificate nei quantitativi all’insaputa degli altri soggetti coinvolti, altre invece erano completamente fasulle. Con soddisfazione ci ripresentammo in azienda a compilare il tanto agognato verbale di verifica. Ricordo benissimo che al nostro arrivo, era il giorno di San Martino, fummo accolti dai fratelli e dal responsabile legale con gentilezza e reverenza; una reazione che ci stupì non poco e che divenne persino sospetta quando uno dei due fratelli ci chiese scusa per quello che era successo la volta precedente e ci ringraziò per come ci eravamo comportati durante i controlli incrociati nel sentire i vari fornitori. Anche i modi dell’Avvocato furono ben diversi.

“Mi avete fatto fare un grande cazziaton dal PM e non era il caso” disse con tono dimesso.

Finito il verbale ci invitarono a pranzo ma noi con una scusa declinammo l’invito. Dopo poco tempo fu inoltrata alla Procura della Repubblica la notizia di reato a carico del responsabile legale. La Guardia di Finanza si occupò di quantificare l’ammontare della truffa. Ricordo come se fosse oggi i complimenti che ci riservò l’ufficiale della Guardia di finanza per come avevamo condotto l’intera operazione.

Il polverone che alzò questa vicenda, dopo qualche mese, investì anche il Consiglio comunale di Lamezia Terme, di cui faceva parte uno dei fratelli che risultò essere parte attiva di una delle cosche più potenti della piana lametina, che fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Furono, inoltre, denunciate tutte le ditte che avevano avuto rapporti commerciali con l’oleificio anche fuori Regione.”

 
Eccoci qui alla fine di questo articolo, che spero tanto ti sia piaciuto.
Alla prossima
Antonio
PS:Se ti va di leggere altre storie così avvincenti e del quale nonostante tutti problemi dell’Italia, possiamo essere comunque orgogliosi puoi avere il libro del Dr. Gianfranco Scarfone cliccando sul pulsante qui in basso.

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